La riforma del Condominio

Il 18 giugno è finalmente entrata in vigore la legge 220/2012, nota come Riforma del Condominio. Si tratta in sostanza di una legge che riscrive alcuni articoli del Codice Civile, e che riguarda, tra le altre cose:

  • l’obbligatorietà, in caso di manutenzione straordinaria sullo stabile condominiale, dell’istituzione di un fondo speciale di importo pari all’ammontare dei lavori
  • la definizione dei requisiti che deve possedere un Amministratore di Condominio
  • la possibilità, su richiesta dei Condomini, di istituire un sito internet condominiale
  • la facoltà, in casi specifici, di modificare i millesimi con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e metà del valore dell’edificio
  • la possibilità, per ogni condomino assente, astenuto o dissenziente, di richiedere all’autorità giudiziaria l’annullamento dell’Assemblea entro 30 giorni dalla data di deliberazione (per i dissenzienti) o comunicazione (per gli assenti)

Inoltre, come riportato dall’art. 10 della Riforma, comma 6, l’Amministratore deve curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente le generalità dei singoli proprietari e dei titolari di diritti reali e di diritti personali di godimento, comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di ciascuna unità immobiliare, nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza.

Con riferimento in particolare alle condizioni di sicurezza degli impianti, gli amministratori stanno iniziando a chiedere, a titolo dimostrativo di tali condizioni, le dichiarazioni di conformità. Più in generale si pone il problema di verificare se gli impianti del nostro appartamento sono sicuri.

Se avete necessità di verificare il vostro impianto elettrico, che magari è privo della dichiarazione di conformità o che comunque ritenete possa costituire un pericolo perché vecchio o malfunzionante, potete chiedere un consiglio scrivendoci presso la nostra casella di posta info@atlas-progetti.com

Condomini

Lavori in casa: facciamo chiarezza sulle agevolazioni IVA

Siccome c’è tanta confusione in giro sull’argomento, cerchiamo di chiarire insieme la situazione.

IVA al 10% o al 21%?

Quale IVA

Per comprendere qual è la giusta percentuale da applicare dobbiamo, innanzitutto, identificare l’intervento edilizio che riguarda la nostra casa. Considerate che, nella grande maggioranza dei casi, i lavori che vengono eseguiti all’interno degli appartamenti consistono nello spostamento di tramezzi, nella chiusura o apertura di vani porta, nella realizzazione di controsoffitti, di un secondo bagno, nella sostituzione di pavimenti e rivestimenti, ecc. Tutti questi lavori sono classificabili, a seconda dei casi, rispettivamente come manutenzione ordinaria o straordinaria.

Riepilogando:

  • Se il nostro è un intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria, si applicherà l’Iva agevolata al 10% ai soli beni significativi che dovranno necessariamente essere acquistati dal soggetto che esegue i lavori.
  • Se il nostro è un intervento di ristrutturazione, risanamento conservativo o restauro, si applicherà l’Iva agevolata ai beni che saranno acquistati anche direttamente dal committente o da un soggetto diverso da quello che esegue i lavori;

Dunque nei casi più frequenti, quelli di manutenzione ordinaria o straordinaria, l’Iva agevolata al 10% vale solo per l’acquisto dei beni significativi (vedi DM del 29/12/1999), e cioè:

  • ascensori e montacarichi;
  • infissi esterni ed interni;
  • caldaie;
  • video citofoni;
  • apparecchiature di condizionamento e riciclo dell’aria;
  • sanitari e rubinetterie da bagno;
  • impianti di sicurezza

Purtroppo per tutti gli altri beni non sarà possibile ottenere la fattura con l’Iva agevolata al 10% ma si applicherà quella ordinaria al 21%.

Si ricorda che, inoltre, tutte le fatture relative ai beni, senza distinzione tra quelli significativi e non, potranno essere portate in detrazione al 50% nella dichiarazione dei redditi.

Se necessitate di una consulenza per chiarire meglio in quale ambito ricade il vostro intervento e per meglio comprendere le modalità per ottenere l’agevolazione, contattateci su info@atlas-progetti.com

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Scopri l’intruso…

Qual è l’intruso in questa recente foto del centro storico di Roma?

Intrusi romani_01

Gli intrusi sono molteplici: la cupola in acciaio e vetro di Fuksas e le due torri in costruzione all’Eur.

L’opera di Fuksas si trova in copertura dell’ex palazzo dell’Unione Militare in via Tomacelli, il committente è Benetton e l’edificio è destinato ad ospitare un grande megastore che dovrebbe essere inaugurato tra qualche mese.

Le due torri dell’Eur sono la Torre Eurosky di Franco Purini e la Torre Europarco progettata dallo Studio Transit.

L’edificio di Purini è il più alto di Roma, 120 metri, e sulla grande struttura, che si staglia in aggetto sulla copertura, sono collocati i pannelli fotovoltaici. Si tratta di un grattacielo residenziale di 35 piani, costato oltre 100 milioni di euro!

Anche la Torre dello Studio Transit è alta 120 metri ed è nata per ospitare uffici.

Questi edifici sono ormai in via di completamento, purtroppo, e resteranno lì a dimostrare lo scarso rispetto per il magnifico skyline di Roma…ma davvero non c’era un posto migliore per ospitare queste opere? Perché il centro storico di Roma non viene tutelato adeguatamente?

Se anche voi vi state chiedendo come mai, nel caso dell’opera di Fuksas, la Soprintendenza di Roma non sia intervenuta, vi invitiamo a leggere questo articolo di Salvatore Settis che spiega in maniera chiara e lucida cosa è successo: Fuksas, Benetton e i tetti di Roma

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Illuminazione: facciamo luce

Lampadina ad incandescenza

Lampadina ad incandescenza

A partire dall’1 settembre 2012 l’Europa ha definitivamente messo al bando le lampadine ad incandescenza, ovvero le classiche lampadine costituite da un bulbo di vetro e da un filamento di tungsteno, utilizzate da oltre un secolo.

Se l’intento è buono (contenere i consumi e le emissioni inquinanti), gli utenti si trovano però di fronte ad un cambiamento che può creare confusione, ed è per cercare di fare chiarezza che abbiamo deciso di scrivere questo post.

Per le lampadine alogene si deve fare un discorso particolare: entro il 2016 saranno messe al bando quelle che hanno classe energetica C. Pertanto, qualora dovessero essere prodotte nuove lampadine alogene di più elevata efficienza energetica, queste potranno essere commercializzate.

Per quanto riguarda le altre tipologie di lampadine che rimangono sul mercato, la scelta potrà cadere sulle fluorescenti compatte (CFl) e su quelle a LED. Va detto che ogni tipologia ha sue caratteristiche peculiari nonché vantaggi e svantaggi. Per questo motivo occorre anche un cambio di approccio: mentre, fino ad oggi, le diverse lampadine sono state confrontate sulla base dei Watt, ovvero della potenza elettrica dissipata da queste, da ora in poi sarà utile ragionare in termini di flusso luminoso. Maggiore il flusso luminoso di una lampadina, maggiore l’illuminazione che questa produce.

Il flusso luminoso si misura in lumen (simbolo lm). C’è poi l’efficienza luminosa, che si misura in lumen/Watt (simbolo lm/W). Quando non si conoscono i lumen di una lampadina ma solo la sua efficienza luminosa ed il suo wattaggio, il calcolo è semplice: basta moltiplicare efficienza luminosa per il wattaggio.

Esempio

Supponiamo di voler confrontare la luminosità di una lampadina ad incandescenza da 100W con una fluorescente compatta da 40W. Se la lampada ad incandescenza ha una efficienza di 14 lm/W, il suo flusso luminoso è pari a 14 lm/W x 100 W, ovvero a 1400 lm. La fluorescente compatta, invece, che ha una efficienza tipica di 60 lm/W, emetterà un flusso luminoso pari a 60 lm/W x 40 W, ovvero 2400 lm. Ne risulta che la lampadina fluorescente in esame è  più luminosa di quella ad incandescenza.

Ma vediamo quali sono le caratteristiche delle lampade con le quali avremo a che fare da ora in avanti.

Fluorescenti compatte

Fluorescente compatta

Fluorescente compatta

Questa tipologia di lampadine la conosciamo già da una ventina d’anni. Hanno efficienza luminosa di circa 60 lumen per Watt. Rispetto ad una classica lampadina ad incandescenza hanno tempi di accensione più lunghi e la loro vita si riduce quanto più di frequente vengono accese e spente. Sono consigliate per quei luoghi nei quali si soggiorna a lungo (salotto, cucina, camere), sconsigliate su ingressi, disimpegni e zone di passaggio in genere. Non sono dimmerabili, ovvero non è possibile variarne l’intensità attraverso un potenziometro (o dimmer, appunto). Costano 4 o 5 volte di più ma hanno una maggior efficienza luminosa (a parità di Watt illuminano di più) e durano 8 volte di più (8000 ore invece di 1000). Contengono circa 5 mg di mercurio, e per questo vanno smaltite presso il negoziante che ve le ha vendute o in discarica in qualità di “rifiuti pericolosi”.

LED

Lampadina a LED

Lampadina a LED

La tecnologia dei LED si è sviluppata solo recentemente, ed i costi sono molto elevati rispetto alle altri fonti di luce. Hanno una efficienza luminosa che può arrivare oltre i 180 lumen per Watt, consentendo quindi notevoli risparmi sia in termini energetici che in termini economici. Sempre rispetto alle tradizionali lampade ad incandescenza, i LED durano fino a 15 volte di più. Hanno un fascio di luce fortemente concentrato, e per questo motivo sono particolarmente adatti per la illuminazione diretta di tavoli da lavoro, zone specifiche da porre in risalto, o per creare effetti di luce. Al contrario delle Cfl si accendono istantaneamente e non contengono mercurio, ma anche queste vanno smaltite in discarica come “rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche”.

Parecchie novità si affacciano dunque nel campo dell’illuminazione, novità che in qualche misura cambieranno la vita degli utenti i quali, prima o poi, si troveranno a dover sostituire una vecchia lampadina ad incandescenza e non sapranno cosa fare. Per questo ci viene incontro il mercato, che già oggi propone una vasta gamma di lampadine con attacco E27 ed E14 (attacco “grande” e attacco “piccolo”) le quali, dentro un involucro più o meno tradizionale, contengono delle Cfl o dei LED in grado di farci risparmiare fino all’85%.

Ovviamente, occorre ripensare il progetto illuminotecnico degli ambienti, non solo per quanto attiene il flusso luminoso ma anche per quanto riguarda la temperatura di colore (luce calda, luce fredda), la resa cromatica, la curva fotometrica. Una bella sfida che raccogliamo, come sempre, con entusiasmo.

Il cinema America a Trastevere

Parliamo di questa sala perché, come è già successo in passato con altri edifici romani e come accadrà, purtroppo, anche in futuro, vogliono demolirla per fare posto ad una palazzina di 20 miniappartamenti e due piani di garage sotterraneo.

Il cinema America si trova nel cuore di Trastevere, in via Natale del Grande 6, è chiuso da circa 15 anni ma, il 13 novembre 2012, un gruppo di studenti e residenti è entrato nello stabile e lo ha occupato. Dopo aver trascorso giorni a pulire il cinema, sono riusciti a dare una nuova vita a questi spazi, organizzando proiezioni di film, dibattiti e dal 18 gennaio si è aperta anche una mostra, fatta di immagini e documenti, che parla della storia del cinema.

Il Cinema America prima della chiusura

Il Cinema America prima della chiusura

Sì, perché il progetto del cinema America, nato sulle ceneri di un vecchio teatro di burattini, è dell’architetto Angelo di Castro e risale al 1955. E’ un’opera interessante, la sala è dotata di una cupola apribile e sono presenti degli interventi musivi, nell’atrio e ai lati dell’ingresso, al di sotto della caratteristica pensilina nervata che si può ammirare percorrendo via Natale del Grande.

Se volete continuare a seguire le vicende del cinema America, tenete d’occhio questo sito http://www.americaoccupato.org/ mentre per conoscere meglio l’architetto di Castro leggete la pagina di Wikipedia, Angelo di Castro e se siete a Roma, potete vedere una sua palazzina su via Magna Grecia, al civico 29 (davanti alla Coin) e naturalmente andate al cinema America per visitare la mostra e per appoggiare il lavoro di chi sta portando avanti l’ennesima battaglia contro la speculazione romana!

Ora c’è una petizione per sostenere il Cinema America, potete firmare a questo link.

Come ottenere la detrazione del 50%

Questa è una domanda che ci fanno spesso percio’ abbiamo deciso di scrivere in poche righe le cose fondamentali da fare per avere diritto alla detrazione del 50% nei lavori di ristrutturazione della vostra casa.

Prima di tutto dovete verificare, da soli o con l’aiuto di un tecnico di vostra fiducia, se gli interventi che dovete fare sono tra quelli per cui si puo’ richiedere la detrazione, per aiutarvi potete leggere la guida scritta dall’Agenzia delle Entrate.

Comunque considerate che lavori come spostamenti di tramezzi o apertura di vani porta si possono detrarre ma va presentata all’ufficio tecnico del Comune di competenza una Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (CILA) che a Roma costa circa 250 € di reversale (da pagare in Municipio), costo al quale va aggiunta la parcella del professionista. La CILA andrà conservata insieme agli elaborati grafici per gli eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Presentata la CILA in Comune, si possono subito iniziare i lavori edili (non è necessario attendere 30 giorni come era per la vecchia DIA). È fondamentale che tutti i pagamenti, dalla parcella del tecnico alle fatture dell’impresa, siano fatti esclusivamente attraverso bonifici.

Una volta terminati i lavori, il tecnico effettuerà il collaudo ed il nuovo accatastamento dell’immobile, consegnandovi infine copia di tutta la documentazione presentata ai vari uffici tecnici.

Al momento della dichiarazione annuale dei redditi è sufficiente indicare i dati catastali identificativi dell’immobile; in questo modo potrete detrarre il 50% di tutti gli importi, per un massimo di 96.000 € per unità immobiliare.

Ricordiamo che la cifra da detrarre viene spalmata in 10 anni e che per ora la detrazione al 50%, in mancanza di un’ulteriore proroga, si potrà effettuare fino al 31 dicembre 2014, poi si tornerà ad applicare la detrazione al 36% (per un importo massimo di 48.000 €).

Il recente Dlgs n.63 ha introdotto anche la detrazione per gli arredi acquistati per un appartamento in fase di ristrutturazione (per un importo massimo di 10.000 €), anche tale detrazione si potrà effettuare fino al 31 dicembre 2014.

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